benedettosedicesimo

4.30.2005

Il tempo più favorevole

di Carlo Caviglione


Com'era facile prevedere, con gli elogi e le approvazioni, non sono mancate le prime critiche per il nuovo Papa. Frequente tra queste, è quella riguardante l'età. Per alcuni, Benedetto XVI sarebbe già troppo avanti negli anni per avere la possibilità e la capacità di guidare e di rinnovare la Chiesa. Sarebbe fin troppo facile rispondere con due osservazioni.
La prima: non sempre conta l'età, quanto la buona salute. È vero che il nuovo Pontefice ha attraversato, come tutti, qualche piccolo guaio, ma attualmente, l'abbiamo visto tutti, gode di ottima salute. La seconda: come si sa, oggi la vita media si è di molto allungata, tanto che dopo i settanta, non pochi uomini e donne continuano nella loro attività, anzi la arricchiscono della loro esperienza.
Per la serie dei Sommi Pontefici, si potrebbero poi indicare non pochi casi, in cui la longevità non ha assolutamente compromesso la fecondità del loro ministero. Basti pensare a Leone XIII, il Papa della prima Enciclica sociale e, più vicino a noi, Giovanni XIII, anche lui considerato troppo anziano e "Papa di transizione", mentre al contrario concepì e intraprese con coraggio il Concilio Vaticano II, stupendo la Chiesa e il mondo intero per la sua vitalità. La stessa Sacra Scrittura, in varie parti, Levitico e Proverbi, non solo esorta a rispettare la vecchiaia e a venerare la canizie, ma presenta non pochi anziani protagonisti della storia della salvezza. Nella sua stupenda lettera del primo ottobre 1999, indirizzata agli anziani, Giovanni Paolo II ricorda che "l'età avanzata trova nella Parola di Dio una grande considerazione, al punto che la longevità è vista come segno della benevolenza divina".
Anziani sono Abramo, che ha il privilegio dell'anzianità, e Sara, "la donna che vede il proprio corpo invecchiare, ma che sperimenta nel limite della carne, ormai sfiorita, la supplenza di Dio che supplisce all'umana insufficienza".
Anziano è Mosè, quando Dio gli affida la missione di far uscire il popolo eletto dall'Egitto. Le grandi opere che, per mandato del Signore egli compie, non occupano gli anni della sua giovinezza, ma della vecchiaia.
"Anche il Nuovo Testamento - aggiunge Papa Wojtyla - pervaso dalla luce di Cristo, annovera eloquenti figure di anziani". A cominciare da Elisabetta e Zaccaria, genitori di Giovanni il Battista e continuando con il vecchio Simeone e la profetessa Anna, ormai vedova. Anziano è Nicodemo, stimato componente del Sinedrio, che mette a disposizione del Crocifisso il suo sepolcro nuovo. E lo stesso Giovanni Paolo II si trova ad esclamare: "Quali confortanti testimonianze, queste! Ci ricordano che in ogni età il Signore chiede a ciascuno l'apporto dei propri talenti. Il servizio al Vangelo non è questione di età".
Del resto, lo stesso Papa Wojtyla ha dato un esempio alla Chiesa e al mondo di quanto sia stato fecondo l'ultimo periodo del suo ministero, pur nei limiti di una salute ormai compromessa. Come l'apostolo Pietro si trovò "ad essere condotto dove lui non voleva", seguendo gli ordini dei medici e offrendo tutte le sue sofferenze per il bene della Chiesa.
La vecchiaia, dunque, osserva ancora nella sua lettera Giovanni Paolo II, "si propone come 'tempo favorevole' per il compimento dell'umana avventura e rientra nel disegno divino, come tempo in cui tutto converge, per meglio cogliere il senso della vita e raggiungere la sapienza del cuore".
Tutti ci auguriamo che ciò avvenga anche per Benedetto XVI. Che questa parte del suo ministero, divenuto universale, sia proprio il "tempo più favorevole" della sua vita. E diventi per tutti noi propizia la sua guida amorevole, forte e sicura.